Il mio lavoro si basa sulle più recenti scoperte delle neuroscienze sul cervello e sul sistema nervoso e utilizza modelli di cura riconosciuti come efficaci dalla comunità scientifica internazionale.
Sempre più spesso i pazienti che ricevo hanno alle spalle terapie che hanno portato sollievo e maggiore benessere, ma non una profonda e piena guarigione, e dopo un certo periodo i sintomi si ripresentano, magari in forma diversa. Nella mia pratica clinica utilizzo esclusivamente modelli terapeutici basati sull’evidenza e cioè di comprovata efficacia.
Nell’ultimo trentennio grazie all’introduzione delle tecniche di neuroimaging (PET, fMRI), è diventato possibile verificare direttamente gli effetti di una psicoterapia sul cervello, sviluppare trattamenti mirati per una certa patologia e valutarne l’efficacia.
Ogni scelta terapeutica è mirata, intenzionale e giustificata da motivazioni e condivise dalla comunità scientifica , e la psicoterapia si propone come un processo molto diverso da quello che nell’immaginario comune è il processo catartico che avviene attraverso la ri-narrazione delle esperienze critiche.
Il mio lavoro è aggiornato continuamente da studio e ricerca e si ispira alla neurobiologia interpersonale (IPNB, Daniel J. Siegel), la teoria polivagale (Steven W. Porges), lo studio delle esperienze infantili avverse ACE’s Study (Nadine Burke Harris), gli studi sul trauma di Bessel van der Kolk.
Il mio approccio terapeutico è informato sul trauma e da importanza e centralità all’impatto neurobiologico delle esperienze di vita avverse e delle ferite dell’attaccamento sullo sviluppo del cervello e sul corpo.
Il trauma non trattato inibisce la capacità del sistema nervoso di funzionare in modo appropriato , altera significativamente la chimica del cervello, ha conseguenze dirette sul corpo.
Le persone traumatizzate sono tre volte più esposte a sviluppare malattie polmonari, autoimmuni e cardiovascolari in età adulta e possono essere soggette ad una riduzione di 20 anni dell’aspettativa di vita.
Esiti di questo tipo sono alla base della maggior parte di disturbi psicologici e psichiatrici come ansia, depressione, dipendenze, disturbi alimentari e possono portare la persona a provare cronicamente senso di impotenza o disperazione, ossessioni, compulsioni, panico, irritabilità, senso di colpa, vergogna, difficoltà di concentrazione, sbalzi d’umore, esplosioni di rabbia o violenza, scarsi confini personali.
Gli enormi progressi scientifici nel campo delle neuroscienze hanno rivoluzionato il concetto di salute mentale e di cura.
Oggi sappiamo che il cervello umano, anche in età adulta viene costantemente rimodellato dalle nostre esperienze.
Questa plasticità può implicare la creazione di nuove connessioni sinaptiche tra neuroni, ma anche la crescita di nuovi neuroni a partire dalle nostre esperienze relazionali.
Una psicoterapia informata sul trauma è strutturata in modo da rimodellare il sistema nervoso, creando letteralmente nuovi percorsi neurali e maggiore integrazione tra diverse aree cerebrali, e si traduce in una guarigione reale e profonda ed in nuove prospettive in termini dì speranza e salute.
Nella mia pratica utilizzo modelli terapeutici e tecniche basati sul corpo, come la Psicoterapia Sensomotoria e la Mindfulness, che portano il paziente ad avere un’attenzione costante e una consapevolezza profonda verso le informazioni che arrivano dal corpo.
L’impatto dei traumi e delle esperienze infantili avverse può cambiare la persona a diversi livelli ma è il corpo che risente dell’effetto traumatico per primo e nella misura maggiore.
Le risposte neuroendocrine nel sistema nervoso allo stress traumatico si traducono in una significativa alterazione dei parametri fisiologici, della postura, della contrazione muscolare e dell’attività viscerale.
È nel corpo che le esperienze traumatiche vengono impresse e memorizzate in modo implicito e danno origine a strategie adattive procedurali (automatiche, che sfuggono alla consapevolezza cognitiva) espresse in attraverso la postura, le tendenze motorie, le tensioni le sensazioni interne.
Questo spiega perché il trauma , se non trattato a livello somatico, dando la centralità al corpo, non può venire realmente elaborato ed integrato ed i sintomi ad esso correlati vanno incontro ad una risoluzione solo parziale.
Il mio lavoro è aggiornato continuamente da studio e ricerca e si ispira alla neurobiologia interpersonale (IPNB, Daniel J. Siegel), la teoria polivagale (Steven W. Porges), lo studio delle esperienze infantili avverse ACE’s Study (Nadine Burke Harris), gli studi sul trauma di Bessel van der Kolk.
In terapia integro i diversi modelli terapeutici a seconda delle necessità individuali di ciascun paziente.
La Psicoterapia Sensomotoria (Sensorimotor Psychotherapy) è un modello terapeutico innovativo che partendo da un approccio somatico utilizza le più recenti scoperte neuroscientifiche per il trattamento del trauma e delle ferite relazionali connesse all’attaccamento e allo sviluppo psicologico.
Originariamente sviluppato da Pat Ogden, negli anni ’80, facilita l’accesso a stati mentali problematici a partire dal corpo e si propone come uno degli approcci più promettenti di cura attraverso la regolazione del sistema nervoso.
Obiettivo principale della psicoterapia sensomotoria è aiutare il paziente a regolare le funzioni neurovegetative alterate a causa della natura dirompente degli eventi traumatici.
I traumi, le esperienze avverse durante l’infanzia, le ferite relazionali come maltrattamenti, abuso verbale e discriminazioni , specie se ripetute nel tempo, inibiscono la capacità del sistema nervoso di funzionare in modo appropriato, alterano significativamente la chimica del cervello ed hanno conseguenze dirette sul corpo.
come ha efficacemente espresso Bessel van der Kolk: “The body keeps the score” (1994), l’impatto di queste esperienze può cambiare la persona a diversi livelli ma è il corpo che risente dell’effetto traumatico per primo e nella misura maggiore.
Migliorando la capacità di regolare l’attivazione corporea, la Psicoterapia Sensomotoria facilita l’accesso a stati mentali problematici, per arrivare ad una elaborazione emotiva e ad una ristrutturazione a livello cognitivo del significato del sintomo nella storia del personale del paziente.
Il terapeuta si concentra sulla postura, sulle tensioni muscolari, sui movimenti, incoraggiando il paziente a riconoscere ed osservare come le sensazioni fisiche siano legate a particolari emozioni e pensieri e ad integrare queste esperienze corporee nel suo vissuto.
In una seduta di Psicoterapia Sensomotoria viene dunque riservata una marcata attenzione alla consapevolezza, o mindfulness, ai movimenti corporei, a diventare consapevoli del proprio corpo, a imparare a seguire le proprie sensazioni fisiche e ad implementare azioni che promuovano l’autostima e la competenza oltre che affinare o apprendere come regolare i propri stati emotivi.
La Psicoterapia Sensomotoria si propone come uno degli approcci più promettenti per la psicoterapia del trauma, procurato da eventi ambientali oppure connesso all’attaccamento.
La IFS (Internal Family System) Therapy è un modello psicoterapeutico evidence based che ha dimostrato efficacia nel guarire diverse forme di sofferenza psicologica.
In particolare, è stato utilizzato con successo nel trattamento del PTSD (disturbo post-traumatico da stress), dei disturbi dissociativi, delle dipendenze, del dolore cronico causato da diverse patologie e svariate condizioni cliniche mantenute da un iper-attivazione del sistema nervoso autonomo.
Si tratta di un modello terapeutico rivoluzionario e poco conosciuto in Italia, per questo mi sono formata con trainer internazionali presso l’IFS Institute fondato da Richard Schwarz, ideatore del metodo.
Nella mia pratica clinica ho trovato notevoli benefici nella profondità e nella velocità del processo di guarigione utilizzando L’IFS ed integrandolo con altri modelli terapeutici.
In particolare nel caso dei problemi relazionali, nelle dipendenze e nei disturbi alimentari trattati senza successo attraverso altre forme di terapia, questo modello si rivela spesso risolutivo.
L’IFS si basa sul presupposto che la nostra personalità sia costituita da diverse sub-personalità, ciascuna con caratteristiche e motivazioni differenti, più o meno in grado dì comunicare in modo funzionale tra dì loro e mantenere un equilibrio psichico.
Queste sub-personalità vengono definite parti nel linguaggio dell’IFS.
In termini biologici le parti sono vere e proprie reti di neuroni comunicanti tra loro che spesso non vengono integrate con altre reti neurali in modo armonioso, funzionale e flessibile e portano la persona a manifestare sintomi psicologici e la sensazione di conflitto interno.
Lo scopo della terapia con IFS è quello di creare maggiori connessioni neurali tra queste parti, maggiore integrazione e flessibilità attraverso la compassione e l’accettazione della funzione e del ruolo di ogni parte.
Il terapeuta diventa il facilitatore della relazione che il Sè del paziente ha con le diverse parti e contribuisce ad aumentare nel suo sistema qualità come compassione, cuoriosita, coraggio, calma, chiarezza, e creatività.
In una seduta con IFS vengono utilizzate diverse tecniche per raggiungere uno stato di mindfulness ed il processo terapeutico include anche la consapevolezza del risvoltò corporeo e somatico che il conflitto tra parti può causare.
Si pensi a situazioni quotidiane come per esempio quando abbiamo il desiderio dì partecipare ad una cena con un gruppo dì amici , ed allo stesso tempo il bisogno dì riposare e trascorrere una serata in casa. O quando abbiamo voglia dì mangiare un particolare cibo molto calorico, ma allo stesso tempo il desiderio di perdere del peso.
O ancora, quando una parte di noi riconosce di essere in una relazione insoddisfacente ed un’altra parte dì noi non riesce ad interromperla.
La presenza di bisogni e motivazioni non compatibili è per una certa misura normale in certi periodi della nostra vita, ma quando il conflitto diventa eccessivamente polarizzato questo comporta sofferenza psicologica e la sensazione di essere bloccati.
L’IFS affronta la sofferenza psicologica da un punto dì vista che tende a dare voce e spazio a ciascuna delle parti della persona, costruendo nuovi percorsi neurali nel nostro cervello, in grado di includere maggiore flessibilità, integrazione e permettendo così l’utilizzo di risorse precedentemente non disponibili.
L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing) (Shapiro, 1987) è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.
Oggi è riconosciuto come metodo evidence based per il trattamento dei disturbi post traumatici, approvato dall’American Psychological Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010) e dal nostro Ministero della salute nel 2003. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’agosto del 2013, ha riconosciuto l’EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.
L’EMDR si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica e utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra.
La ricerca recente mostra che, attraverso l’utilizzo dell’EMDR, le persone possono beneficiare degli effetti di una psicoterapia che una volta avrebbe impiegato anni per fare la differenza.
La ricerca riguardante l’EMDR è una delle prime in cui sono stati evidenziati i cambiamenti neurobiologici che si verificano durante ogni seduta di psicoterapia, rendendo l’EMDR il primo trattamento psicoterapeutico con un’efficacia neurobiologica provata. Le scoperte in questo campo confermano l’associazione tra i risultati clinici di questa terapia e alcuni cambiamenti a livello delle strutture e del funzionamento cerebrale.
(Cognitive Behavioral Therapy - Enhanced)
La terapia cognitivo comportamentale (CBT) si riferisce a una classe di trattamenti che si basano su due premesse interconnesse:
1. i processi cognitivi giocano un ruolo importante nel mantenimento del problema;
2. il trattamento deve affrontare questi processi cognitivi, tra le altre cose.
Le procedure e le strategie usate dalla CBT dipendono dal problema da affrontare. Le indicazioni maggiori sono la depressione clinica, i disturbi d’ansa e i disturbi dell’alimentazione.
La CBT per la bulimia nervosa è stata sviluppata nei primi anni ottanta dal prof. Christopher Fairburn dell’Università di Oxford. L’intervento è stato valutato in numerosi e rigorosi studi controllati e randomizzati e i risultati di queste ricerche hanno portato il National Institute for Clinical Excellence (NICE) a raccomandare la CBT come intervento di prima scelta per la cura della bulimia nervosa.
La CBT-E (Cognitive Behavioural Therapy-Enhanced) è un modello terapeutico sviluppato appositamente per il trattamento dei disturbi alimentari e dell’obesità e si basa sulla teoria cognitivo comportamentale transdiagnostica dei disturbi dell’alimentazione.
Durante il trattamento vengono affrontati principalmente i processi cognitivi e i comportamenti implicati nel mantenimento dei disturbi dell’alimentazione, per esempio, i comportamenti estremi di controllo del peso (dieta ferrea, esercizio fisico eccessivo compulsivo, vomito autoindotto, uso improprio di lassativi o di diuretici) , il mantenimento del sottopeso e la sindrome da malnutrizione.
CBT-E usa in modo flessibile strategie e procedure terapeutiche in sequenza e favorisce l’uso di cambiamenti strategici nel comportamento per ottenere dei cambiamenti cognitivi. Nelle fasi più avanzate del trattamento, il paziente è aiutato a riconoscere i primi segnali di attivazione dello stato mentale (mind-set) del disturbo dell’alimentazione e a decentrarsi rapidamente da esso per evitare la ricaduta.
I disturbi alimentari sono uno dei disturbi mentali più fraintesi, diagnosticati erroneamente, trattati inefficacemente, e spesso inclini a ricadute.
In Italia più di 3 milioni di persone soffrono di un disturbo alimentare, anche se il numero è in costante aumento.
I disturbi alimentari, pur avendo manifestazioni sintomatiche differenti (dall'estremo sottopeso, all'obesità, alla presenza o meno di abbuffate e condotte di eliminazione come ad esempio il vomito), rispondono al trattamento (svolto, quando necessario, in équipe da medico, psicologo e dietista) che ne intacchi la psicopatologia centrale, comune a tutte le diagnosi: l'eccessiva preoccupazione per la dieta, per la forma del corpo e per il peso.
Una particolare passione nel comprendere questo tipo di disturbo mi hanno permesso nel corso della mia esperienza clinica di trattare con successo numerosi pazienti, spesso con sintomi cronicizzati e con alle spalle trattamenti precedenti fallimentari.
Molto spesso il disturbo alimentare o l’obesità sono il migliore modo che una persona ha dì adattarsi o reagire a dei traumi relazionali avvenuti nell’età dello sviluppo ed il corpo diventa lo strumento per dar voce ad una sofferenza più profonda, per sentirsi in controllo, per salvaguardare il proprio valore e la propria amabilità personale, o per sentirsi al sicuro.
Il metodo che utilizzo integra un modello cognitivo-comportamentale che permette di affrontare tratti comuni come il controllo e i sintomi da digiuno , un approccio somatico che si rivolge al corpo per affrontare i significati più profondi dell’origine del disturbo, ed un modello basato sulle parti del Sè per affrontare il conflitto interno tipico in questo tipo di funzionamento.
Avendo un background cognitivista riconosco l’efficacia della Terapia Cognitivo Comportamentale Potenziata nel trattamento dei sintomi comportamentali presenti in alcune forme di disturbo.
La CBT-E è un trattamento altamente individualizzato particolarmente efficace per il trattamento di tutte le categorie diagnostiche dei disturbi dell’alimentazione, e affronta i meccanismi cognitivo comportamentali di mantenimento del nucleo psicopatologico ad essi comune.
Il presupposto teorico è che disincentivando i comportamenti che mantengono il disturbo si possa creare lo spazio cognitivo perché nuovi comportamenti più sani possano essere appresi.
Questo modello ha come target primario i comportamenti che mantengono il disturbo , come la dieta ferrea, il meccanismo che scatena le abbuffate e le condotte di eliminazione, i check del peso e del corpo che rinforzano il perfezionismo clinico e il ragionamento tutto/nulla tipici del disturbo.
Inoltre si presta come cornice ideale per la psicoeducazione su comportamenti alimentari salutari e per una ristrutturazione cognitiva a livello di significati e motivazioni come prodotto del cambiamento comportamentale.
Questo modello affronta i disturbi alimentari attribuendo i sintomi come l’eccessiva preoccupazione per la forma del corpo, per la dieta e per il peso, ed i comportamenti come dieta estrema, abbuffate, vomito, esercizio fisico estremo, a diverse parti del Sé , spesso in conflitto tra loro, e che hanno motivazioni diverse.
Per esempio la parte che aderisce ad un regime alimentare eccessivamente ipocalorico può avere come motivazione quella di perdere peso per sentirsi più amabile, di valore, per essere più in controllo, mentre il comportamento che porta all’abbuffata o all’assunzione eccessiva di cibo, può essere attribuibile ad una parte che usa il cibo come distrazione da emozioni difficilmente tollerabili.
In questa prospettiva il disturbo alimentare, espresso nelle sua differenti forme, è il tentativo della persona di far fronte a traumi emotivi e psicologici irrisolti. Questo avviene attraverso parti del sé o sub personalità che si fanno carico di proteggere e distrarre dal dolore e dalle emozioni soverchianti.
L’obiettivo é quello di dare voce e attenzione alle diverse parti in conflitto tra loro, cercando di comprendere la loro intenzione che in origine é protettiva e coltivando le risorse che permettano di abbandonare comportamenti così estremi.
L’utilizzo dell’IFS permette di affrontare le radici del disturbo alimentare e di elaborarne l’origine traumatica arrivando così all’ estinzione del comportamento che aveva funzione compensatoria.
La Psicoterapia Sensomotoria è un modello terapeutico che utilizza il corpo, la postura, le sensazioni viscerali e propriocettive come via di accesso al modo psichico della persona.
Il corpo conserva le memorie del dei nostri traumi infantili e delle nostre esperienze in generale, e nelle prime fasi di vita è lo strumento più importante per generare significato, organizzare esperienze e plasmare l'identità sociale.
Nei disturbi alimentari il corpo ha una rappresentazione negativa contenuta nella memoria autobiografica e legata alle esperienze traumatiche ed alla vergogna.
L’uso di questo modello assume un importanza centrale nel trattamento dei disturbi alimentari nei quali il corpo è teatro di una mancata regolazione del sistema nervoso e dà ampio spazio alle memorie corporee relative all’essere sovrappeso, sotto peso, alla sensazione dì essere vuoto, pieno, debole ed alle sensazioni fisiche della vergogna per esempio.
Proprio tali sensazioni diventano la via di accesso per il terapeuta per una ristrutturazione cognitiva e per l’installazione di risorse e maggiori capacità regolatorie.
Attraverso l’EMDR è possibile desensibilizzare direttamente il ricordo traumatico degli episodi significativi nella storia del disturbo. In particolare modo ricevono attenzione tutti gli episodi in cui la persona ha avuto esperienze relazionali negative legate alla forma del corpo al peso, e all’alimentazione, o anche i momenti che sono stati decisivi nelle prime fasi del disturbo nel farlo emergere o nel mantenerlo.
Sezione in fase di aggiornamento...
Le prime interazioni con le figure di riferimento hanno un impatto diretto sulla struttura e sul funzionamento del cervello, per questa ragione
un’educazione consapevole ed informata dalle neuroscienze puó modificare il destino dei nostri figli e delle generazioni future.
Il supporto alla genitorialità è un intervento volto all’accompagnamento degli adulti che incontrano delle difficoltà nella relazione con i figli.
I genitori spesso sentono al necessità di individuare strategie più efficaci per aiutare i propri figli durante i periodi critici, in particolari momenti di passaggio (ad esempio durante l’adolescenza), o nei casi in cui i figli presentino comportamenti “difficili” come esplosioni di rabbia, atteggiamenti oppositivi, disordini della sfera emotiva.
Uno degli obiettivi del supporto alla genitorialitá é quello di fornire ai genitori strumenti utili a rispondere meglio ai bisogni educativi e affettivi dei figli, uscendo dal circolo vizioso generato dalle strategie educative reattive o casuali ed aumentando il livello di ascolto reciproco e la sicurezza nella relazione.
I percorsi di supporto alla genitorialità che propongo di ispirano alla “Teoria dell’Attaccamento”, alla “Neurobiologia Interpersonale” e alla “Teoria Polivagale” e includono:
Oltre al lavoro clinico mi occupo di formazione.
Il mio amore per questa area di intervento arriva dalla mia passata esperienza come docente nel percorso formativo per insegnanti della scuola materna e primaria , e presso la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria.
Mi appassiona poter aiutare gli educatori ed i professionisti a sviluppare abilità relazionali per essere efficaci nel loro lavoro, per ottimizzare i loro strumenti e per dare loro maggiore consapevolezza del proprio ruolo, in un’ottica che metta al centro i bisogni degli utenti.
Svolgo interventi personalizzati dedicati alle scuole, aziende ed istituzioni sulla base di un attenta analisi del fabbisogno formativo, privatamente o in collaborazione con "Clinica dell’Ascolto" Onlus, associazione di cui sono membro.
I miei interventi includono training e workshop dedicati a professionisti come avvocati, medici, insegnanti, sono incentrati sulle dinamiche relazionali con gli utenti/clienti e volti ad un miglioramento delle risorse emotive, psicologiche e relazionali nella sfera lavorativa.
Un altra area di intervento è la supervisione di casi clinici dedicata ai giovani colleghi.
Il mio lavoro è informato da quasi 20 anni di esperienza clinica in contesti pubblici e privati.
Le mie esperienze professionali in ambito accademico come ricercatrice presso il Dipartimento di Psicologia di Torino e docente nel campo della psicologia dello sviluppo e delle relazioni di attaccamento nella prima infanzia presso la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria di Torino, hanno contribuito ad accrescere il mio interesse per la neurobiologia relazionale e per la formazione dei professionisti nell’area dell’educazione e della salute mentale.
Nel corso della mia esperienza ho sviluppato una particolare inclinazione al trattamento dei disturbi alimentari ed al trattamento dei traumi dell’attaccamento aiutando diversi pazienti con alle spalle terapie pregresse.
Oltre alla pratica clinica svolgo attività di formazione e supervisione rivolta a giovani colleghi, professionisti, educatori interessati a migliorare le relazioni con i propri utenti e la mia esperienza è continuamente arricchita dallo studio , dalla formazione personale e dalle relazioni con i miei clienti.
Sono membro dell’associazione "Clinica dell’Ascolto" Onlus attraverso la quale promuovo iniziative di formazione rivolte alle scuole e alle organizzazioni e interventi di sostegno e terapia per utenti in situazioni svantaggiate.
Il mio obiettivo è quello di promuovere un modello di cura efficace ed etico che valorizzi l’individualità e l’unicità di ogni mio paziente.
Laureata in Psicologia Clinica e di Comunità presso la facoltà di Psicologia di Torino (Iscrizione all’Albo degli Psicologi nr.4794).
Specializzata in Psicoterapia Cognitiva presso il Centro Clinico Crocetta di Torino.
Specializzata nel trattamento dei Disturbi dell'Alimentazione e Obesità, e socio A.I.D.A.P. Associazione Italiana Disturbi dell'Alimentazione e del Peso
Terapeuta Pratictioner EMDR e membro dell’ Associazione per l’EMDR in Italia
Terapeuta IFS e socio IFS Institute
Terapeuta specializzata in Psicoterapia Sensomotoria e socio Sensorimotor Psychotherapy Institute
Membro dell’associazione "Clinica dell’Ascolto" Onlus
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